Annotazioni

Domenica 26 marzo 2006, a Muris di Ragogna, nel contesto del 64° anni­versario dell'affondamento della nave "Galilea", veniva celebrala la ceri­monia di scioglimento del battaglione alpini “Gemona”, uno dei reparti più gloriosi della Brigata Alpina Julia e di tutte le Truppe Alpine. Lo scioglimento del battaglione Gemona, avvenuto ufficialmente il 14 ottobre 2006, si rese necessario a seguito della soppressione del 14° Reggimento alpini, avvenuta nel quadro del “Progetto di razionalizzazione dello   strumento militare", disposto dallo Stato Maggiore dell'Esercito. Un pro­getto nel quale l'8° reggimento alpini veniva riconfigurato nelle sedi di Cividale del Friuli e di Venzone con il mantenimento in vita del battaglione alpini Tolmezzo. L’8° reggimento alpini ereditava, in questa riconfigurazione, anche le tradizioni e il retaggio del Gemona, oltre all'onere di perpetuarne lo spirito e la memoria, grazie al mantenimento in vita di due delle sue Compagnie: la 69 e la 216.

A 118 anni dalla sua costituzione, il battaglione Gemona usciva, quindi, dai ranghi dell’Esercito Italiano. Costituito nell'ambito del 6° Reggimento alpini nel 1886, passò l'anno successivo al 7° e nel 1909 venne inquadrato nell'8° Reggimento alpini. Sciolto nel settembre del 1943, riprese vita nel 1956 sempre alle dipendenze dell'80 Reggimento. Nel 1975, sciolto il Reggimento, il " Gemona" passò alle dirette dipendenze della Brigata alpina "Julia". L'8 agosto 1992 il battaglione ’Gemona" venne poi inquadrato dal ricostituito 8° Reggimento alpini.

Gli alpini del Gemona in guerra hanno scritto pagine indelebili, servendo con tenacia, dedizione e sprezzo del pericolo, ovunque la Patria li ha chiamati: ad Adua nel 1887, in Val Dogna nel 1915-17, in Grecia nel 1940-41 con l’olocausto del “Galilea" (28-29 marzo 1942) e in Russia nel 1942-43. In tempo di pace, dall'operazione Vespri Sicilia­ni in Sicilia, all'operazione Albatros in Mozambico e in quella di mantenimento della pace in Bosnia, il battaglione è sempre stato in prima linea per la tutela delleistituzioni democrati­che e la salvaguardia dell'ordine e della stabilità internazionali.

Gli alpini di oggi onorano la memoria del glorioso battaglione ogni anno, a fine di marzo, con la commemorazio­ne dell'affondamento del piroscafo Galilea che, riclassificato come nave ospedale, fu colpito da un siluro del sommergibile inglese HMS Proteus alle 23:45 del 28 marzo 1942 mentre ripor­tava in Italia, dalla Grecia, gli alpini della Divisione Julia, insieme agli ospedali da campo 629, 630, 814. Dei 1.275 uomini imbarcati sulla Galilea solo 284 furono salvati. Il battaglione Gemona fu decimato con la perdita di 21 uffi­ciali, 18 sottufficiali e 612 alpini.

I   monti di quella tragica campagna di guerra sono stati ultimamente riper­corsi dalla spedizione di 15 volontari (tra questi lo storico Guido Aviani Ful­vio, Mario Merlin, Ivano Dose, Stefano Pellarin, Adriano Paggiaro e Adriano Nadalin, assieme al già comandante delle truppe alpine, generale Bruno Petti, e al già comandante della Julia, generale Silvio Mazzaroli, che, dopo aver letto le testimonianze di padre Generoso cappellano del battaglione Gemona autore del libro “Padre Ge­neroso sfammi vicino... muoio", hanno seguito in terra albanese le orme della Divisione “Julia" sulle pendici del Golico, dove a quota 1.165 - commemo­rando i morti dei battaglioni Gemona, Tolmezzo e Val Fella - hanno trovato la piastrina del sergente Romano Del Ross, classe 1914 di Pontebba, che risultava tra i dispersi nei combatti­menti del 7 marzo 1941, quando la quota fu persa dal battaglione “Gemona". «Seguendo i racconti di padre Generoso - racconta Aviani - in un boschetto alle falde del monte abbiamo prima rinvenuto i resti di due soldati italiani, facilmente riconoscibili dall'elmetto che uno di loro aveva ancora in testa e dall'equi­paggiamento ancora indossato, probabilmente i resti di due alpini della Julia, che parteciparono all'assalto della famigerata quota 1.143 nel mar­zo del 1941. Dopo aver sepolto i poveri resti e interessato ONORCADUTI per il loro recupero e il rimpatrio, poco più avanti tra la boscaglia, la montagna albanese restituiva la piastrina arrugginita del sergente Del Ross», uno dei tantissimi alpini della Julia dispersi sul fronte greco-albanese, dei quali non si è saputo più nulla.